CCSVI E SCLEROSI MULTIPLA: LA TESTIMONIANZA DEI PAZIENTI

Può una vita prendere una svolta diversa da un giorno a un altro? E’ possibile ricominciare a sorridere riacquistando quello spirito positivo e fiducioso oscurato da una malattia?

Ecco una nuova testimonianza di speranza nella medicina e nella ricerca scientifica che prende forma dalle parole di una donna di Venezia alla quale, in giovane età, è stata diagnosticata la Sclerosi Multipla.

A soli 24 anni la nostra protagonista presenta il primo sintomo riconducibile alla malattia, una neurite ottica che consiste in un annebbiamento improvviso della vista.

“Questo fastidio è durato circa due settimane, ma lo reputavo una diretta conseguenza di attività che svolgevo in quel periodo che richiedevano un notevole sforzo fisico, avendo anche partorito da poco. Due anni dopo, nel corso del 2006, iniziai invece ad avvertire sintomi più rilevanti, la stanchezza cronica su tutti. Portavo avanti la casa, con due piccoli bambini da accudire, e il lavoro con estrema fatica, costantemente vittima di un malessere difficile da spiegare, come se mi portassi sempre addosso uno stato influenzale con la conseguente spossatezza che lo caratterizza. Se prima lavoravo senza sosta, durante tutto quel periodo lo facevo con sofferenza. A ciò subentrò uno stato depressivo difficile da gestire”.

Quando ha scoperto che si trattava di Sclerosi Multipla e quali sono stati i sintomi che l’hanno impensierita al punto da effettuare le dovute indagini sul suo stato di salute?

“Verso la fine del 2006 ho iniziato a soffrire di parestesia degli arti inferiori. Ciò mi provocava impacci motori e la tendenza a fare frequenti pause mentre camminavo. Il primo episodio, ricordo, fu quando inciampai apparentemente senza motivo, che io per comodità attribuii a degli stivali con tacco alto. Ma il problema persisteva e dunque decisi di recarmi dal medico per approfondire la situazione. La diagnosi fu piuttosto rapida, da quel momento non ero più un soggetto sano ma considerata malato di Sclerosi Multipla”.

Ci racconti dunque il corso della malattia e l’evoluzione che ha avuto nel suo caso specifico.

“Nonostante lo shock e la certezza che ormai fossi affetta da quella patologia, i sintomi andarono piano piano regredendo in maniera naturale e sembravano rientrati, ma ricomparvero improvvisamente in una paralisi del settimo nervo facciale (paralisi di Bell) che comporta una dissimmetria nella mimica facciale. Un vero trauma per me, difficile da accettare nonostante non fosse a uno stato troppo evidente, che comportò l’inizio di trattamenti con interferone. Il tutto iniziò a regredire, ma continuavo a convivere con i sintomi, seppur lievi. Poi ho lasciato il farmaco e preso una nuova strada”

Cosa le ha dato la spinta di sperimentare nuovi percorsi medici e com’è andata?

“Quello che mi sono detta è stato “Se ci sono altre possibilità per me le voglio provare”!. Per caso ho conosciuto una ragazza, che poi ho scoperto essere mia concittadina, che conosceva il dottor Alessandro Rosa di Benevento. Ho iniziato a cercare informazioni sulla correlazione tra SM e CCSVI, a seguire le testimonianze di altri pazienti, e ho pensato “Potrei essere anche io affetta da CCSVI e non lo so”? Da un primo esame svolto in Veneto ne risultavo affetta. Decisi dunque di cercare una conferma recandomi dal dottor Rosa, che porta avanti il metodo Zamboni, e c’è stata. Da lì la decisione di operarmi, anche forte dell’intervento avvenuto con successo sulla mia amica”.

Nel mese di novembre 2012 la paziente di Venezia si è sottoposta all’intervento di angioplastica liberatoria delle vene giugulari presso lo studio del dottor Rosa e oggi, a un anno e mezzo circa, ci racconta sorridendo.

“Ho recuperato da subito la forza perduta, in seguito all’intervento ho anche riacquisito perfettamente l’udito, non accorgendomi che prima avevo le orecchie in parte tappate. La vita è cambiata da un giorno all’altro, una cosa da non crederci. Oggi sono completamente indipendente. Si tratta di un cambiamento difficile da esprimere e da comprendere se non si sono vissute certe esperienze. Solo occasionalmente vado sotto sforzo, ad esempio nei cambi di stagione o in situazioni di influenza, ma riesco a vivere molto meglio il mio stato di lavoratrice full time e di madre di due ragazzi adolescenti. Un intervento che mi sento di consigliare a tutte le persone che si trovano in una condizione simile alla mia. Devo molto inoltre al dottor Alessandro Rosa, dotato di una grande capacità relazionale e che segue i suoi pazienti anche nel post intervento non lascandoli soli. A lui devo molto”.

Prima di salutarci ci dica, dopo l’intervento ha deciso di cambiare qualcosa nella sua vita? Ad esempio, abitudini diverse?

“Ho ricominciato a fare sport, lo pratico tre volte a settimana per un’ora, e ho adottato uno stile alimentare sicuramente più sano per me, che mi sta dando molto giovamento. Consumo più cibi crudi, in particolare verdure, evito farinacei e zucchero raffinati (sostituiti con farine integrali e zucchero di canna) e integro con minerali e antiossidanti. Per quanto mi riguarda un vero toccasana”.

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